LE ORIGNI
La tradizione riporta come data di inzio il 1000 d.C. quando diverse parti della città si sfidavano in una battaglia che si svolgeva in Piazza degli Anziani, oggi Piazza dei Cavalieri.
I motivi che spingevano a questa disputa sono ancora sconosciuti: non è da escludere però che fosse solo una pratica di allenamento. L’arma usata durante lo scontro era tale che, a seconda di come veniva impugnata, poteva servire come strumento di attacco (Mazza) e di difesa (Scudo); per questo all’inizio fu chiamato Gioco del Mezzoscudo. La sfida risultava a volte cruenta, tanto da trasformarsi spesso in una furibonda rissa con morti e feriti.

Il Gioco sul ponte iniziò alla fine del XVI secolo per volere dei Medici che estesero la pratica dello spettacolo cavalleresco a tutto il Granducato. Il Gioco si disputava sul Ponte di Mezzo che già allora rappresentava il punto centrale della città.
Gli spettatori assistevano allo spettacolo dai tetti, finestre e balconi delle case oppure direttamente dalle barche; orgogliosi di prendervi in qualche modo parte. L’avvenimento era molto importante e raccoglieva alti personaggi della nobiltà pisana. Era un’occasione talmente sentita che l’orologio di Ponte che domina sul Ponte di Mezzo veniva messo avanti di un’ora per consentire a tutti i cittadini di assistere con puntualità allo spettacolo.
I giovani che partecipavano al combattimento venivano selezionati in base al ceto di appartenenza, alla prestanza fisica ed all’attaccamento alla propria fazione. E’ probabile che all’inizio Tramontana sia stata favorita rispetto alla parte avversa, perchè essendo la più antica della città aveva una maggiore densità di popolazione. Mezzogiorno infatti cominciò il suo sviluppo solo intorno al XII secolo, in particolare presso le zone di San Martino, San Giusto, San Marco.

Lo scopo del Gioco era la conquista del centro del Ponte: Tramontana e Mezzogiorno si sfidavano con duelli e lotte corpo a corpo, lanciando gli avversari nell’Arno. La disputa veniva preceduta da sfide, proclami e poemi che confermavano un’atmosfera bellicosa e cavalleresca.
Il Gioco vero e proprio era preceduto dalla messa celebrata in forma solenne: le parti si riunivano rispettivamente nelle chiese di San Michele in Borgo o San Nicola (Tramontana) e San Martino o Santa Cristina (Mezzogiorno). Durante la messa avveniva la benedizione delle bandiere, rito allora concepito come segno propiziatorio.

I combattenti erano provvisti di un’imbottitura di panno; il petto, la schiena ed altre parti del corpo erano invece rivestiti in ferro; la testa coperta dal morione. Durante lo scontro i guerrieri erano aiutati dai “celatini” – così chiamati perché avevano in testa un elmo senza visiera – detto “celata“, pronti catturare gli avversari per le gambe e condurli prigionieri nelle loro tende.

LA SOSPENSIONE DEL GIOCO
Nel 1785 il Gioco venne soppresso in modo definitivo perchè era diventato una gara puramente cavalleresca.
Nel 1807, dopo continue richieste, fu possibile riproporlo; la regina reggente d’Etruria, Maria Luisa, che si trovava presente alla manifestazione, dopo essersi resa conto della cruenza della manifestazione sospese nuovamente il Gioco, pronunciando la celebre frase: “per Gioco è troppo, per guerra è poco”.
Il Gioco venne abbandonato per lungo tempo: armi, vestiti ed accessori divennero oggetti di puro abbellimento delle case signorili.

LA RIPRESA
Nel 1932 la cittadinanza volle riprendere la tradizione perduta: iniziò così un lungo processo di ricostruzione storica e di recupero dei materiali che impiegò ben 2 anni di lavoro.
Nel 1935 il Gioco tornò in auge in tutto il suo splendore, anche se non mancarono momenti di tensione tra le fazioni.

IL DOPO GUERRA
La distruzione del Ponte di Mezzo causata dai bombardamenti dell’ultima guerra, fece sì che il Gioco venisse ripreso nel 1947 nell’Arena Garibaldi, lo stadio cittadino e solo nel 1950 poté ritornare sul ponte ricostruito, in occasione della sua inaugurazione.
Gli antichi splendori furono così recuperati anche se il Gioco venne modificato per evitare risse e ferimenti: venne infatti introdotto l’uso del carrello.
Il carrello è un telaio di ferro di oltre sette tonnellate che scorre su cinquanta metri di rotaie, spinto dai componenti delle squadre di opposte fazioni. Due a due, sei squadre dalla Parte di Tramontana (Nord dell’Arno) si oppongono a sei squadre della Parte di Mezzogiorno (i quartieri a Sud), cercando di costringere l’avversario a retrocedere.