Kinzica è il personaggio più importante della sfilata storica e della Regata delle antiche Repubbliche Marinare, come per Venezia è Caterina Cornaro.
Nella sfilata, l’eroina pisana viene presentata a cavallo, nel centro del corteo, circondata da sei damigelle e da un palafreniere, e scortata da otto tamburini e quattro alfieri.
Kinzica de’ Sismondi, giovane figlia di una nobile famiglia – alcuni dicono una principessa, secondo la leggenda, salvò la città dall’invasione dei saraceni di Mujāhid al-Āmirī, italianizzato in Musetto.

E’ l’anno 1004 ed é notte quando la giovane donna si accorge del feroce attacco alla città da parte di pirati musulmani capeggiate dal terribile Mogehid (Musetto). Gli ignari abitanti dormono profondamente e solo Kinzica si avvede del nemico che mette a fuoco l’intero sobborgo a sud del fiume; corre dai Consoli i quali, dopo aver appreso la sventura, fanno suonare con forza la campana per richiamare tutti alle armi.
A questo la leggenda diverge leggermente. Una versione vuole che, mentre la città si metteva in armi, i pirati, scoraggiati dal fallimento del loro attacco a sorpresa, si ritirarono velocemente al suono delle campane, che si amplificava nel silenzio della notte.
L’altra versione vuole che i cittadini pisani avessero combattuto aspramente gli invasori saraceni, con Kinzica stessa che nel cuore della battaglia li incitava a resistere. I pisani ottennero una schiacciante vittoria e tutti i saraceni furono uccisi. Il pirata Musetto non doveva evidentemente essere tra questi, perché le fonti storiche dicono che morì in altre circostanze.

GLI STUDI STORICI
Secondo gli studiosi la leggenda è ben poco veritiera: sarebbe un tentativo di nobilitare le origini della città. Come si legge in “La leggenda pisana di Chinzica Sismondi” di Santoro: “farebbe parte di ciclo di avvenimenti, qual più qual meno immaginari o esagerati, che sarebbero accaduti intorno al 1000, quando cominciava a sorgere la grandezza di Pisa: fenomeno comune a tutte le città, che, avendo riempito della lor fama i secoli, hanno tentato di abbuiare le origini modeste, confondendo le tradizioni, aggiungendo o diminuendo, secondo consigliava amor di campanile o rivalità partigiana.”
Secondo la leggenda, questo episodio si verificò nel 1004 o nel 1005, quando il grosso della flotta e dell’esercito della Repubblica di Pisa erano impegnati nella conquista di Reggio Calabria, sempre a danno dei saraceni.
Gli storici, tuttavia, osservano che l’aggressione saracena contro Pisa del 1004 (alcune fonti parlano del 1015) fu un completo successo per i pirati: i vecchi e i bambini rimasti in città furono trucidati; solo le donne vennero lasciate in vita e, comunque, molte di esse furono rapite e vendute come schiave. Sembra quindi poco probabile che questa aggressione corrisponda alla vicenda di Kinzica.
Se mai la vicenda di Kinzica fu reale, si ritiene che l’attacco di Mujāhid al-Āmirī a cui fa riferimento sia avvenuto diversi anni più tardi: più probabilmente nel 1016 se non addirittura nel 1024, e che l’assenza della flotta pisana si possa spiegare con le operazioni navali contro i saraceni (e proprio contro Musetto in particolare) che avvenivano in quel periodo per il controllo della Sardegna o alcuni antichi scrittori, poi, Mogehid con il suo esercito apparve in Sardegna (e da qui si sarebbe spostato per le sue scorrerie sulle coste pisane), non nel 1004 ma nel 1015, un anno prima della definitiva sconfitta dei Saraceni, per opera dei Pisani e dei Genovesi. Mancano, inoltre, per una corretta ricostruzione storica, scritti, cronache o iscrizioni anteriori al XVI secolo che trattino del famoso episodio di Kinzica.
La riconoscenza popolare nei confronti della giovane Sismondi è stata grande lungo i secoli, al punto da consacrare a lei l’antico quartiere posto a Mezzogiorno – oggi dedicato a San Martino).
Kinzica è un nome di origine araba: storicamente è noto che il quartiere dei mercanti di Pisa fosse uno di quei rari luoghi di incontro per individui provenienti da diversi paesi, soprattutto dell’Oriente (arabi, parti, caldei). Sembra quindi ragionevole che Kinzica fosse figlia di una famiglia di mercanti di origini non italiane e che abitasse proprio nel quartiere attaccato dai pirati. Per questa ragione sarebbe stata tra le prime persone ad accorgersi dell’attacco notturno.

In Via San Martino, sulla facciata del palazzo della famiglia Tizzoni vi è un altorilievo in marmo, posato su un capitello, raffigurante una donna che la tradizione addita come statua di Kinzica. E benchè nulla di questa figura ricordi un’eroina perché “…le proporzioni, l’atteggiamento, la posa non son quali si richiederebbero in chi tra il tumulto di un’invasione nemica si accinge a gridar aiuto, per salvar la patria…” (D. Santoro, Op. cit.) ma rassomigli invece ad una matrona romana appartenente presumibilmente ad un sarcofago del III o IV secolo d.C., i pisani ritrovano in lei, ancor oggi, la loro salvatrice; un personaggio che, seppur leggendario, ha avuto un ruolo ben preciso nella storia della città.
Curiosamente pare che anche un antico pasticcino pisano, riscoperto di recente, venisse chiamato “Kinzica”.